Col passare del tempo è proprio la figura del giullare o del buffone di corte (youren) che tende a evolversi e, da schiavo cortigiano, diventa attore. Questa svolta avviene nei primi anni dell’epoca Tang (618-907 d. C.) con le manifestazioni della “danza drammatica” che si sviluppa attorno a una storia: uno dei pochi esempi pervenuto sino ai giorni nostri è quello della “faccia a prestito” nella quale un imperatore dal volto fanciullesco indossa, per incutere paura ai suoi nemici, una maschera orribile e brandisce lunghe fruste sibilanti fra l’assordante frastuono degli strumenti musicali.

L’altro momento importante durante la dinastia Tang, che fu epoca di grande cultura, è quello della “farsa a soggetto”, dove hanno importante rilevanza i giullari (figg.1-2).

Mentre i funzionari di corte rimanevano addetti alle cerimonie rituali in piena ubbidienza all’imperatore, ai giullari erano permesse, oltre alle esibizioni di canto e danza, anche burle critiche verso le autorità senza pericolo di essere ripresi e biasimati.

Si può citare come esempio una farsa del periodo: un funzionario accusato di corruzione viene condannato ad essere pubblicamente sbeffeggiato. Durante i banchetti ufficiali ai quali deve partecipare, due giullari-attori si chiedono come mai lui non sia presente. Uno chiede e l’altro (che interpreta il personaggio del funzionario) risponde indicando la veste ocra (colore simbolo di corruzione) che indossa: “Sono io e sono qui per questo!”.

Siamo di fronte a più attori, quindi a un dialogo e a una trama, a una caratterizzazione dei ruoli e dei colori, come dire, a dei momenti teatrali più evoluti rispetto a quelli dei secoli precedenti, preludio di quella che sarà l’opera cinese compiuta.

Un’opera del tutto particolare e diversa da quella occidentale in quanto via via assimilerà tutti gli aspetti dello spettacolo e si porrà come un insieme di generi, dalla danza al canto, dalle arti marziali al mimo e alla recitazione. Tutto è presente nell’opera cinese, non ci sono generi a parte poiché tutto è globalità, così come è nel pensiero antico della Cina. Saranno queste caratteristiche che l’opera cinese dal suo sorgere conserverà nel tempo, facendone un teatro unico e suggestivo.

Della dinastia Tang si ricorda pure un fatto molto importante legato all’imperatore Xuangzong (712-756), detto anche Minghuang, “il Risplendente”, per il suo amore verso le arti e il teatro in particolare, che nel 744 fondò il Giardino dei Peri (Li Yuan), un’accademia teatrale o, forse meglio, un conservatorio musicale per la preparazione di attori e musici, e anche di controllo per tutti i generi di intrattenimento.

L’espressione “Giardino dei Peri” è tutt’oggi usata in Cina per definire chiunque appartenga al mondo teatrale, mentre l’imperatore Xuangzong viene spesso identificato con Laolang Shen, dio del teatro e protettore degli attori (fig.3).