Nello stesso periodo vennero fondate le prime “accademie di addestramento”, in pratica scuole di teatro, dove i bambini acquisivano un prenome col quale avrebbero potuto essere identificati come attori appartenenti a un determinato gruppo e a una determinata generazione accademica.
L’apprendimento iniziava a sette o otto anni e costringeva i bimbi a duri esercizi quotidiani: dopo sei mesi di prova l’insegnante decideva quale ruolo affidare a ogni studente a seconda delle sue attitudini.

Il rapporto fra maestro e allievi era estremamente importante, anche perché per l’opera di Pechino si rispettava la tradizione in base alla quale il repertorio veniva tramandato oralmente, di generazione in generazione, stando l’alto grado di analfabetismo esistente nel paese.
Comunque, c’erano sempre degli attori che, per carattere, emergevano sugli altri e che finivano per assumere un ruolo predominante su tutta la compagnia sia in senso economico che decisionale: ad esempio tenevano loro i rapporti con il palazzo e definivano loro le paghe favorendo spesso se stessi.
Venivano chiamati “maestri-attori”, e già nel termine è l’indizio della loro importanza.
Mentre inizialmente gli attori erano classificati in ruoli di prima, seconda e terza classe, a partire dal 1875 vennero distinti in due categorie: quella di “compagnie di base” (bandi) e quella di “maestri-attori” (jiaoer).