Le origini del teatro cinese possono essere rintracciate già prima della dinastia Zhou (1122-225 a. C.) nelle cerimonie degli sciamani (shushi) – uomini o donne – che si ponevano come mediatori tra i mortali e le divinità.
In un paese essenzialmente agricolo queste cerimonie-rappresentazioni erano legate al ritmo delle stagioni e al calendario lunare: come testimonia il classico Libro delle Odi (Shijing), si cantava e si danzava per la semina, per un buon raccolto, per la pioggia benefica, infine per propiziarsi il favore degli dei, allontanare gli spiriti maligni e le calamità (fig.1).

Ma si cantava e si danzava anche per rendere omaggio agli antenati, il culto più profondo di questa società contadina, quindi nei matrimoni e nei funerali, mentre nei mercati si esibivano gruppi itineranti di acrobati e cantastorie (shuochang yiren, figura importantissima per l’evoluzione del teatro), e nei templi venivano rappresentate le gesta di questo o quel personaggio divino (fig.2).
Con lo sviluppo degli agglomerati urbani, del commercio e dell’artigianato, si assistette al sorgere di una classe aristocratica più agiata e, di conseguenza, a una maggiore richiesta di intrattenimenti a corte e presso le famiglie benestanti.
Molte delle cerimonie rituali persero il loro carattere religioso per diventare puro e semplice divertimento: nacquero in tal modo i primi buffoni di corte, che si ispiravano alle tradizioni popolari per divertire il proprio padrone e, contemporaneamente, i primi professionisti del canto e della danza, generi a cui se ne affiancarono altri, quali le pantomime, le arti marziali, la lotta (fig.3).
Col termine generico di “cento rappresentazioni teatrali” (baixi) si suole definire quest’insieme di attività che più o meno caratterizzarono i secoli avanti Cristo e quelli subito dopo (fig.4).