Nel 1987, invece, Huang Zuolin con altri curò la regia del Sogno cinese (Zhongguo meng), scritto da Sun Huizhu e Fei Chunfang, che può considerarsi il primo testo su temi strettamente attuali, e comunque un passo avanti nella sua ricerca (fig.1). Narra del rapporto fra tre personaggi: una giovane attrice cinese immigrata negli Stati Uniti, un americano avvocato e sinologo, il fidanzato morto della ragazza che riappare sulla scena quasi fosse vivo a simbolizzare il nuovo contadino cinese (“soldi e non discorsi”, dice a un certo punto).
Il tema è quello del contrasto tra la civiltà e i miti del consumismo occidentale contrapposti a una vecchia cultura in fase di dispersione e in cerca di una nuova identità che non può essere solo quella della Coca Cola.
In Gesù Cristo, Confucio e John Lennon (Yesu, Kongzi, Pitoushi Lienong, fig.2), i tre leader di correnti diverse dibattono lo stesso problema; l’opera venne messa in scena nel 1989 ed è tuttora molto seguita, anche se nei teatri delle grandi città le rappresentazioni sono ormai sporadiche.
Poiché la realtà è questa: con gli anni novanta, in seguito alle riforme economiche e all’adozione parziale di un sistema di libero mercato, la Cina ha cominciato a essere invasa da forme di spettacolo più recenti di provenienza occidentale o giapponese: concerti pop, calcio, karaoke, mentre con film, telenovelas e talk-shows la televisione si sta diffondendo, anche se in modo differenziato da zona a zona.
Di fronte a questa situazione sono in molti, e non solo in Cina, dove il fenomeno è solo agli inizi, a porsi la domanda: transizione o crisi finale del teatro?
Da Teatro cinese. Architetture costumi scenografia, a cura di Rosanna Pilone, Sabina Ragaini e Yu Weijie, Milano, Electa 1995.


